Mese: ottobre 2018
Buona serata
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preparazione di un dipinto
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la mia buona domenica
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donna
Buona serata a tutti
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è a colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!!! Madre Teresa di Calcutta
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madre
La Mamadre, eccola che arriva
con zoccoli di legno. Ieri notte
soffiò il vento del polo, si sfondarono
i tetti, crollarono
i muri e i ponti,
l’intera notte ringhiò con i suoi puma,
ed ora, nel mattino
del sole freddo, arriva
la mia Mamadre, signora
Trinidad Marverde,
dolce come la timida freschezza
del sole delle terre tempestose,
lanternina
minuta che si spegne
e si riaccende
perché tutti distinguano il sentiero
Oh, dolce Mamadre
– mai avrei potuto
dire matrigna –
ora
la mia bocca trema a definirti,
perché appena
fui in grado di capire
vidi la bontà vestita di miseri stracci scuri,
la santità più utile:
quella dell’acqua e della farina,
e questo fosti: la vita ti fece pane
e lì ti consumammo
nei lunghi inverni desolati
con la pioggia che grondava
dentro la casa
e la tua ubiqua umiltà
sgranava
l’aspro
cereale della miseria
come se andasse
spartendo
un fiume di diamanti.
Ahi, mamma, come avrei potuto
vivere senza ricordarti
ad ogni mio istante?
Non è possibile. Io porto
il tuo Marverde nel mio sangue,
il cognome
di quelle
dolci mani
che ritagliarono da un sacco di farina
le braghette della mia infanzia,
colei che cucinò, stirò, lavò,
seminò, calmò la febbre,
e, quando ebbe fatto tutto
ed io ormai potevo
reggermi saldamente sulle mie gambe,
si ritirò, cortese, schiva,
nella piccola bara
dove per la prima volta se ne rimase oziosa
sotto la dura pioggia di Temuco. poesia di Pablo Neruda
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