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il mio saluto

003191schizzo a matita

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mare di notte

Panorama3

Charles Baudelaire
L’uomo e il mare                                                     

Sempre, uomo libero, amerai il mare!
È il tuo specchio il mare: ti contempli l’anima
nell’infinito volgersi delle onde
e il tuo spirito non è abisso meno amaro.

Con piacere ti tuffi in seno alla tua immagine,
l’abbracci con lo sguardo, con le braccia, e il cuore
a volte si distrae dal proprio palpitare
al rumore di quel pianto indomabile e selvaggio.

Siete discreti entrambi, entrambi tenebrosi:
inesplorato, uomo, il fondo dei tuoi abissi,
sconosciute, mare, le tue ricchezze intime,
tanto gelosamente custodite i segreti!

Eppure, ecco che da infiniti secoli
vi combattete senza pietà e rimorso,
a tal punto amate le stragi e la morte,
o lottatori eterni, o fratelli implacabili!

Charles Baudelaire

(Traduzione di Marcello Comitini)

da “Spleen e Ideale”, in “I fiori del male”

Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell’infinito svolgersi dell’onda
l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
in seno alla tua immagine; l’abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal tuo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!

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odio la guerra: la decidono i ricchi e la subisce la povera gente

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La guerra che verrà

di Bertolt Brecht

 

La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.

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spero sia lei il presidente

003189schizzo

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portate in vacanza anche loro non abbandonateli

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Una comune follia

Racconto di Gabriella

 

Prima di uscire di casa Rosetta controllava che tutto sulla sua persona, fosse in ordine se qualche filo spuntava dal vestito. ritornava in casa per aggiustarlo Ripassava davanti allo specchio e con la spazzola pettinava i suoi grigi capelli. abbozzava un sorriso e usciva come se dovesse andare sul palco  di un teatro e dovesse recitare davanti a dei spettatori pronti a giudicarla ,nel bene o nel male L’aria l’aiutava a prendere respiro. l’ inizio era sempre difficile poi man mano, entrava nella parte e tutto si aggiustava Lei era un abilissima sarta molte persone si rivolgevano a lei e la trovavano sempre disponibile, sorridente, allegra Quel giorno nell’attraversare la strada, una macchina la investì e dovette ricorrere all’ospedale per la rottura del femore Fu solo allora che i medici allibiti, scoprirono che Rosetta ,era ricoperta di moltissime cicatrici Suture grandi e piccole cucite  a regola d’arte su tutto il corpo. e chiesero alla paziente, quale fosse l’origine di quelle innumerevoli ferite Sono le ferite che hanno lacerato la mia anima  che io ho cucito, per impedirle di sanguinare.

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penso che non sia solo una mia necessità

una domenica di riposo e riflessione

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Buona domenica a tutti

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io tifo per hillary

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il Nerone dell’arena

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la tigre

003182.jpgschizzo con pastelli