Mese: marzo 2010
La mia torta al limone
Per la pasta: 300 g. di farina ,100g. di burro sciolto ,125g. di zucchero 3/4 bustina di lievito,2 uova(uno intero e un tuorlo) sale q.b.,scorza grattuggiata di 1 limone.
Impastare la pasta e dividerla in due parti uguali
Per la crema: 25g. di fecola ,100g.di zucchero,25g.di burro, 250 cl. di latte,scorza di 2 limoni + succo di 1 limone, 1 uovo intero
Mescolare fecola ,zucchero e burro,aggiungere il latte a freddo,la scorza grattuggiata e far bollire fino a quando si condensa, lasciare intiepidire aggiungere il succo del limone e l’uovo intero.Versare la crema sulla pasta stesa nella teglia foderata con della carta forno.Aggiungere sopra l’altro disco ,infornare per 30/40 minuti a 180 gradi buon appetito ma sopratutto Buona domenica
Qualche volta mi è capitato di dimenticare le rette scolastiche. La mensa, soprattutto. Quando i figli sono tutti piccoli, bollettini diversi scadenze diverse: le portano a casa negli zaini dicono mamma tieni, uno appoggia distratto il pezzo di carta sulla mensola, poi magari non si trova più, si perde in mezzo ad altre carte. Si paga in ritardo, con la penale, senza decreti ovviamente, e finisce lì. La prossima volta si sta più attenti. Non si pensa mai – e questo dipende dal fatto, credo, che siamo cresciuti, la mia generazione è cresciuta in un Paese dove la scuola pubblica specie quella elementare era fantastica, la cura dei bambini un bene superiore condiviso – che le colpe dei padri possano ricadere sui figli. C’entrano anche certi insegnamenti primari, certo, tipo questo. Perciò non succede niente, se un padre dimentica di pagare una retta di certo la scuola farà in modo che il bambino non sia neppure sfiorato da un pensiero che non saprebbe concepire. Se – più grave, più triste – i genitori non possono, invece, pagarla, la scuola – il comune, l’ente pubblico, lo Stato – si fa carico della debolezza dei grandi e protegge i piccoli. È ovvio che quando i bambini si siedono a tavola, a mensa, devono avere nei piatti tutti la stessa pasta al sugo. Non c’è nemmeno bisogno di spiegare perché. Perciò ci saranno cose più gravi ma mi dispiace, non riesco a pensare ad altro che a quei nove bambini che lunedì si sono seduti ai piccoli tavoli spostando le piccole sedie, hanno aspettato che arrivasse come ogni giorno la signora con carrello e hanno visto la pasta nei piatti degli altri, il pane nel loro. Scuola elementare di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Il comune (Lega, Pdl) aveva avvisato: questa la spiegazione. Sette bimbi stranieri, due italiani: pane e acqua. Riuscite a immaginarvi di avere sei anni, sedervi a tavola coi compagni, vedervi porgere un pezzo di pane, la pasta nei piatti degli altri e i loro sguardi su di voi? Sentire il compagno che chiede «perché tu mangi il pane», e non sapere cosa rispondere? Provate ad andare a ritroso negli anni, a mettervi in quelle scarpe e quei grembiuli: che cosa fareste? Piangereste, restereste in silenzio, mangereste il panino, dareste una spinta al compagno rovesciando il piatto? Ma che paese siamo diventati? Ma cosa ci è successo? Ma come è possibile che abbiamo smarrito persino l’istinto a tutelare l’innocenza, la cura dello sguardo di un bimbo, il suo valore? Cosa ci stiamo a fare, di cosa parliamo se non sappiamo sentire e insegnare questo? Da dove possiamo ripartire se non da qui?
Il resto, tutto il resto, ne consegue. Mille posti in meno alla Fiat, altre mille famiglie che presto non potranno pagare le rette. Andate a cercare la notizia nei giornali, nei tg. Cercate bene, poi fateci sapere. A qualcuno interessa se da domani ci saranno mille posti di lavoro in meno? Non tocca mai a noi, non è vero? Sono storie di poveri, una minoranza. E se nostro figlio è compagno di banco e di classe dei nove a pane e acqua alla fine sarà meglio cambiargli scuola, che magari poi fa domande a cui non sappiamo rispondere. È così imbarazzante sentire i bambini che domandano perché. Diamogli la play station, così stanno zitti.
Mi indigno come Fausta, dove io ho copiato questo articolo, che mi ha lasciato con l’amaro in bocca, allibita, ma come è possibile che insegnanti bidelli addetti alla mensa non si siano opposti ad un ordine così vigliacco. I bambini non si toccano!!non esistono bambini di seri A e di serie B, i bambini sono tutti uguali e dico a quei genitori che hanno pagato la retta, domani potrebbero esserci i vostri bambini a pane ed acqua. Non permettete , non state in silenzio. VERGOGNA a chi a potuto pensare di lasciare bambini senza cibo, solo perchè i genitori non riuscivano a pagare le retta.Gabriarte
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